Un cielo vasto
In uno dei suoi libri più riflessivi, “Meditazioni”, Chandra Livia Candiani propone una traduzione di un testo tibetano che ben si addice a questa “foto-tappa” della nostra rubrica sul rapporto fra la natura e l’uomo. La frase, che mi ha colpito particolarmente in questi giorni mentre osservavo le nuvole a forma di “soffici pecorelle” attraversare il cielo, ci invita a non focalizzarci su particolari davvero troppo piccoli e ad assumere una prospettiva più ampia.
Il racconto del Maestro tibetano:
Un Maestro tibetano, disegnando sulla lavagna un piccolo uccello stilizzato, chiese ai suoi studenti: “Cos’è?”. Le risposte furono molteplici, tutte a decifrare il piccolo segno: “Un uccello”, dissero in molti. E il Maestro, continuando a sorridere e scuotere la testa, rispose: “È un cielo vasto e in questo momento sta passando un uccello”.
Questa semplice storia racchiude una profonda verità. Spesso ci soffermiamo su piccoli dettagli, su “piccoli segni”, perdendo di vista il “cielo vasto” che li circonda. Ci lasciamo distrarre da eventi effimeri, trascurando le vere priorità della nostra vita: la famiglia, la salute, le relazioni. I pensieri, pur inevitabili, vanno osservati in un contesto più ampio, tenendo a mente le infinite possibilità del nostro essere e il nostro percorso di vita.
L’invito del Maestro tibetano, dunque, è ad “alzare più spesso gli occhi al cielo”, a guardare oltre le cose che rischiano di portarci su percorsi di poco conto e ad abbracciare la vastità che ci circonda. Solo così possiamo davvero comprendere il nostro posto nel mondo e dare valore a ciò che conta veramente.