8 Marzo: tra mimose e ipocrisia, la lotta per la parità continua da troppo tempo.

Le strade si colorano di giallo mimosa, il fiore che anticipa la primavera. Stiamo parlando di uno storico emblema della Giornata internazionale della donna l’8 marzo, e pochi sanno che questo si deve ad una grande donna italiana, che ha attraversato oltre un secolo di militanza antifascista e femminista, fu un simbolo di lotta tenace e costante per le libertà.
Marisa Rodano, scomparsa a 104 anni il 2 dicembre 2023, non si è mai risparmiata sia nelle aule parlamentari sia nelle piazze, alle quali ha donato il regalo della preziosa mimosa. Quindi il fiore riconosciuto per la Giornata Internazionale della donna è proprio la Mimosa.
Ma dietro questa apparente celebrazione, si nasconde una realtà ben più amara: quella di una società che, troppo spesso, si limita a omaggiare le donne solo per un giorno, dimenticando le disuguaglianze e le violenze che persistono. Ed allora, mentre l’8 marzo ci ricorda le conquiste femminili, i numeri ci riportano a una cruda realtà. I Femminicidi che ogni anno inevitabilmente riempiono pagine di cronaca e blocchi nel TG. Sono troppe le donne vittime di violenza, che spesso avvengono all’interno delle mura domestiche. Poi abbiamo il Divario salariale ad essere un altro muro che divide l’uguaglianza. Spesso le donne guadagnano meno degli uomini a parità di mansioni. e in aggiunta a questo “muro” ci sono le posizioni di potere, ancora ad appannaggio e prevalentemente maschili. senza contare lo sfruttamento lavorativo con lavori precari e mal pagati. E chiudiamo questa lista, anche se ci sarebbero altri di motivi per allungare l’articolo, con lo stereotipo di genere dove le donne sono ancora giudicate per il loro aspetto fisico e per il loro ruolo di madri e mogli. Insomma, l’ipocrisia di una società a due facce. L’8 marzo diventa così una festa con il puzzo di ipocrisia, in cui si celebrano le donne con fiori e le solite frasi fatte, mentre si ignorano le loro battaglie quotidiane. Si parla di parità, ma si continua a tollerare discriminazioni e violenze. Si esaltano le donne per la loro bellezza, ma si sminuiscono le loro capacità professionali.
L’8 marzo deve essere un’occasione per riflettere e per costruire una società in cui le donne siano veramente libere, combattendo la violenza di genere, alcune leggi sono state scritte per limitare certi atti e occorrerebbero leggi più severe al mal costume crescente, come il rituale di molestia e umiliazione della donna chiamato “Taharrush Gamea” (l’accerchiamento e il palpeggiamento che può sfociare in altro.) andrebbe promossa la parità salariale e l’accesso delle donne alle posizioni di potere, (le famose quote rosa che sono sempre più sbiadite con il passare del tempo). Bisognerebbe soprattutto contrastare gli stereotipi di genere, attraverso l’educazione e la sensibilizzazione partendo dalle scuole primarie. Dopotutto la donna partorisce uomini che crescendo dovrebbero maturare un rispetto sublime per la donna come creatrice del genere umano, e quindi bisognerebbe anche sostenerle nel conciliare il loro lavoro e la famiglia, con servizi di welfare adeguati, supporti di associazioni, asili e quant’altro per renderle la vita meno difficile.
Non vorrei chiudere con la solita frase fatta, “la donna deve essere festeggiata ogni giorno e non solo l’8 marzo” (oramai l’ho scritta), Chiudo dicendo: dietro il velo di fiori dell’8 marzo spesso ci sono cicatrici profonde, storie di silenzi e urla soffocate. Le donne sono ombre in un mondo distorto che camminano con sguardi bassi e catene invisibili. Spezzate le catene e non fatevi spegnere da nessuno.