Una Farfalla sulla Panchina Rossa della Memoria
In un mondo che spesso si affanna a dimenticare, una fotografia ha il potere di fermare il tempo e farci riflettere. Una potente immagine, premiata in un recente concorso fotografico, ci riporta alla tragica storia delle sorelle Mirabal, le “mariposas” le farfalle dominicane, e ci proietta nella lotta contemporanea contro la violenza sulle donne.
La fotografia ritrae una donna, solitaria e pensosa, seduta su una panchina dipinta di un rosso. Si vede sullo schienale della panchina una farfalla. Un dettaglio apparentemente semplice, ignorato da molti, ma carico di significati. La farfalla, simbolo di trasformazione e rinascita, ci rimanda appunto alle “mariposas”, le tre sorelle che osarono sfidare la dittatura di Trujillo e pagarono con la vita il loro coraggio. La panchina rossa, invece, è un richiamo più diretto e immediato alla violenza subita dalle donne, un monito che ci ricorda le tante vittime innocenti.
Il rosso, colore del sangue e della passione, è da sempre associato alla lotta per i diritti delle donne. In Italia, il fucsia ha preso il sopravvento, ma le panchine rosse e le scarpette rosse, iniziativa dell’artista messicana Elina Chauvet, rimangono simboli potenti e universali. Chauvet, ispirata dalla tragica perdita della sorella, ha voluto creare un’immagine forte e indimenticabile, capace di scuotere le coscienze e sensibilizzare l’opinione pubblica.
Questa fotografia si inserisce in questo solco. La donna ritratta, con il suo sguardo affranto, incarna la speranza di un futuro migliore, libero dalla violenza, dalle discriminazioni e dai pensieri assillanti di cosa le riserva il domani. La farfalla, posata sulla panchina, è un invito a non dimenticare le vittime e a continuare a lottare per i diritti.
Eppure, come un fiore che appassisce troppo in fretta, l’impegno e la sensibilizzazione sembrano svanire con la stessa rapidità con cui sono nati. Dopo i festeggiamenti, dopo gli slogan e le promesse, la realtà torna ad essere quella di sempre. Succede lo stesso con altre ricorrenze importanti, come San Valentino, la Festa della Mamma o le giornate della memoria. Eventi che ci ricordano l’importanza dell’amore, della famiglia, della storia. Eppure, anche in questi casi, l’entusiasmo iniziale sembra destinato a spegnersi presto, lasciandoci soli di fronte alla quotidianità.
Forse perché siamo abituati a vivere di emozioni fugaci, di mode passeggere, o forse perché preferiamo dimenticare le sofferenze e le ingiustizie, piuttosto che affrontarle con coraggio e determinazione. Magari più semplicemente, perché siamo troppo occupati a pensare a noi stessi e ai nostri bisogni, per poter dedicare attenzione agli altri.
Ma se davvero vogliamo cambiare le cose, dobbiamo smettere di vivere di apparenze. Dobbiamo impegnarci ogni giorno a costruire un mondo più giusto e equo, dove ogni donna possa sentirsi libera e sicura. Dobbiamo educare le nuove generazioni al rispetto. Dobbiamo sostenere le vittime di violenza e combattere ogni forma di discriminazione.
Perché non basta un solo giorno all’anno per dire “no” alla violenza. Serve un impegno costante, quotidiano, da parte di tutti noi