Gli editoriali di Naviglioparlante: fare il presepe è roba da razzisti? Il caso citato da Don Fausto

Passano gli anni, ma don Fausto Giacobbe (già parroco a Magenta) propone sempre degli interessanti spunti di riflessione. E così ha fatto anche durante la predica di questa mattina nella basilica di San Martino a Magenta. Che Natale è quello che ci apprestiamo a vivere? E’ vero è un Natale di luci, di colori, di chi ha l’abete più bello. “Ma – si chiede don Fausto – avete sentito pronunciare la parola Gesù Cristo? Non mi sembra proprio che venga nominata durante i telegiornali e le varie trasmissioni che trattano l’argomento”. E’ vero, evidentemente fa poca audience. Don Fausto prosegue citando un episodio, uno tra i tanti che purtroppo si verificano immancabilmente in questo periodo. “A Milano – ricorda – si apprestavano a fare un presepe in una scuola. Ma coloro che volevano il presepe sono stati fermati da altri che non lo volevano. Addirittura dicendo che fare il presepe è roba da razzisti”. Questa frase mi ha colpito. Possibile che fare un presepe sia da razzisti? Ognuno deve essere libero di esprimersi come meglio crede. Anche il presepe è un modo per esprimere le proprie convinzioni, eppure c’è chi non lo tollera. Bè, ci sarebbe da dire che i razzisti sono proprio questi ultimi.

“Dovevamo proprio arrivare a questo punto?”, si chiede don Fausto. E ce lo chiediamo anche noi. Ci sembra davvero incredibile che basta un presepe per poter essere indicati come razzisti. Ma nei confronti di chi? Di chi non crede? Di chi appartiene ad un’altra religione che potrebbe offendersi nel vedere la rappresentazione della Natività. Non ci pare proprio che ai non credenti o agli appartenenti ad altre confessioni religiose importi della presenza di una capanna con il Bambino che nasce. Anzi, tutt’altro. Ho tanti amici atei e di altre religioni e ne sono certo. Forse siamo proprio noi che abbiamo paura ad esporci in un mondo dove a far valere le proprie opinioni, che è solo la normalità, si rischia di essere indicati come eroi d’altri tempi. Oppure, a seconda di chi ci giudica, razzisti. Proprio sabato mattina, durante il consueto Tg di Naviglioparlante, l’amico Francesco faceva presente come ci siano sempre meno luci natalizie ai balconi delle case, rispetto ad alcuni anni fa.

E’ vero. Premetto che, al sottoscritto, delle luci natalizie è sempre importato poco. Ho sempre visto il Natale per il messaggio che vuole lanciare e il presepe è quello che, a mio avviso, meglio lo raffigura. Ci piacerebbe saper quanti presepi in meno ci sono rispetto agli anni passati. Forse tanti e tanti di meno. Non diventiamo razzisti di noi stessi. E’ un rischio che stiamo seriamente correndo.

Graziano Masperi

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