Magenta al BIT di Rho Fiera: una scelta strategica o un azzardo costoso?

La città di Magenta sarà presente all’evento BIT (Borsa Internazionale del Turismo) che si terrà a Rho Fiera dal 09 al 11 febbraio 2025. Una scelta che ha suscitato alcune perplessità nei cittadini e forze politiche di opposizione, soprattutto in considerazione del momento storico e delle risorse economiche limitate. Promuovere Magenta potrebbe essere una necessità, ma con quali risultati? È indubbio che Magenta abbia bisogno di promuovere la propria immagine e attrarre visitatori, dopotutto siamo l’unica città mondiale che dà nome a un colore primario, siamo la porta principale del Parco Lombardo del Ticino, siamo la città della battaglia e della Santa Gianna Beretta Molla, e siamo la città della Musica, ma tuttavia, la partecipazione a eventi di questo tipo solleva interrogativi sull’efficacia dell’investimento.
“il marketing funziona,” dice un imprenditore locale “quando hai un prodotto, un prodotto bello, o almeno accettabile, ma soprattutto la domanda fondamentale è quanto ritorna dall’investimento. Se non hai dati storici da analizzare, è difficile prevedere i risultati”. La partecipazione a fiere come il BIT comporta costi significativi, che devono essere attentamente valutati. Non si tratta solo di spese dirette, come lo stand e il materiale promozionale, ma anche di costi indiretti. Inoltre, la concorrenza nel settore turistico è elevata e la presenza di espositori più grandi e con maggiori risorse potrebbe rendere difficile per Magenta distinguersi. Forse, anziché concentrarsi su eventi internazionali, sarebbe più efficace investire nel miglioramento dell’offerta turistica locale. Questo potrebbe significare valorizzare il patrimonio storico e culturale, creare percorsi turistici attrattivi, migliorare l’accoglienza e i servizi offerti ai visitatori, visto che godiamo di patrimoni poco valorizzati. Per comprendere meglio dovremmo metterci nei panni di un turista, in un sabato qualunque. Immaginiamo un turista “fai da te” che arriva a Magenta di sabato, un giorno come tanti. Scende dal treno e si dirige verso il centro, come farebbe chiunque. il suo tour inizierebbe con la prima attrattiva: Casa Giacobbe (Museo della Battaglia): chiuso. Un primo intoppo che lascia perplessità. Piazza Formenti (Palazzo Comunale): qualche foto di rito, ma nulla di più. Galleria scura: un passaggio anonimo verso Piazza Liberazione. Piazza Liberazione: uno spazio che il turista percepisce come grigio e triste. Chiesa dell’Assunta: chiusa. Un’altra delusione. Basilica di San Martino: finalmente una chiesa aperta, ma dopo dieci minuti il turista si trova di nuovo fuori, senza ulteriori indicazioni o attrattive. Ritorna sui suoi passi e beve un caffè stando attento a non inciampare nelle piastrelle rotte della piazza e chiede come potrebbe visitare il Parco del Ticino, perché ha letto che merita una passeggiata. gli verrà risposto che può raggiungerlo solamente a piedi. 5 km circa da lì. Allora alla fine rinuncia e torna alla stazione per riprendere il treno che lo porterà di nuovo a casa. Questa è un’esperienza che lascerebbe l’amaro in bocca a chiunque, perché va valutato anche il fatto che il turista non è il solito gruppo organizzato che chiama anticipatamente l’ufficio del turismo per avere la guida e trova tutto aperto… comunque sia questo scenario, purtroppo realistico, evidenzia alcune criticità che rischiano di compromettere l’immagine di Magenta come meta turistica. La partecipazione al BIT 2025 può essere un’occasione preziosa per Magenta, ma solo se rappresenta l’inizio di un percorso strategico di valorizzazione del turismo locale. Resta il fatto che noi siamo Magenta la città della Musica, della Battaglia, del colore, della Santa e del Parco del Ticino, abbiamo un’offerta turistica superiore a moltissime altre realtà, e abbiamo risorse fondamentali per trasformare Magenta in una meta turistica invidiabile da molti.