San Majolo a Robecco: le tradizioni, la mula, i ricordi di una volta


“Se un giorno dovessero dirci che i bambini dovranno stare a dieci metri dagli animali, probabilmente alla fiera non ci verremmo più”. Lasciando Robecco sul Naviglio, dove era in corso la tradizionale Fiera di San Majolo, ho ripensato a questa frase che mi ha sussurrato Maurizio dell’azienda agricola di Carpenzago. Parlando con lui, e con tante altre persone, mi ha detto che se continuano a portare le loro vacche di razza Piemontese è solo per i bambini. Per vederli felici e per far conoscere loro gli animali.

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Quegli animali che vedono sempre di meno perché vivono in città. E anche nelle piccole città che un tempo avevano gli animali, oggi sono cambiate e non è più come una volta. Recuperare quel che di bello c’era un tempo è la missione alla quale dovrebbero tendere le fiere di oggi. Ed è per questo che le parole pronunciate da Maurizio per me sono importanti e le condivido in pieno. Oggi non ci stupiamo più di nulla, nemmeno delle regole sclerotiche che ogni tanto vengono lanciate. Non sarebbe strano che qualcuno un brutto giorno si svegli e dica che gli animali nelle fiere non ci dovranno più essere (sarebbe la fine…) o che i bambini dovranno stare a debita distanza.

Non accadrà mai, pensiamo in positivo. Come pensano in positivo Degio e la sua mula arrivati anche loro a Robecco dal cuneese. Uno che la sua mula l’ha addestrata e con la quale ha scalato 40 vette oltre i tremila metri. E poi ci sono tutti gli altri che si muovono in un’appassionante fiera che mi riporta indietro nel tempo. A quando a San Majolo ci si andava con papà e si ammiravano gli animali e i mezzi agricoli. Ed era capitato che un giorno arrivasse perfino Rai 3 e mio papà venne ripreso accanto a un vitellino e andò a finire sul Tg regionale con tanta invidia da parte degli amici. Ricordi che mi commuovono. Ben vengano le tradizioni, esse sono la nostra storia e fanno parte della nostra vita.

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